CUBA
L'isola senza fretta
Lunedì 5 febbraio
Io e Stan aspettavamo questo giorno da settimane. Negli ultimi mesi abbiamo letto un sacco di libri, ci siamo iscritti a dei gruppi nel web, abbiamo spulciato ore ed ore trasmissioni tv sempre con lo stesso obbiettivo: informarci il più possibile sulla nostra prossima destinazione...
Cuba!
E finalmente eccoci qui, il giorno fatidico è arrivato.
Le valigie sono chiuse e noi siamo pronti per la partenza. A Ginevra sono le 7 di mattina, nevica. Tra qualche ora saremo al caldo. Con il sorriso sulle labbra ci imbarchiamo. Bye bye Svizzera... Cuba ci sta aspettando!
Tredici ore dopo, sbarchiamo all’aeroporto dell’Avana. Sono circa le 18, ora locale. La temperatura esterna è di 27 gradi. Non c’è molta gente, probabilmente il nostro è l’unico aereo atterrato nel pomeriggio.
Sul nastro trasportatore le prime valigie iniziano a scorrere: una, due, dieci... il tempo passa ma dei nostri bagagli, nemmeno l’ombra. Strano, abbiamo scelto appositamente di « volare » con la compagnia elvetica. Sappiamo tutti che gli Svizzeri sono precisi, ordinati, puntuali. Il nastro ormai vuoto si ferma...
Non riesco a crederci, dev’essere uno scherzo...
Inizia così la nostra avventura!
Un’ora dopo mi trovo in un piccolo ufficio dall’aria sinistra. Compilo dei moduli di fronte ad una Cubana sorridente. « Chiama domani, vedrai che le valigie arriveranno» esclama guardandomi. Ha l’aria meno convinta della mia, ma cerca di rassicurarmi. All’uscita dell’aeroporto, un rappresentante dell’agenzia aspetta il nostro arrivo da diverse ore. Appena ci scorge si avvicina sorridendo: « Ciao, mi chiamo Aurelio, benvenuti a Cuba ».
La prima cosa che noto è una gloriosa auto d’epoca. Si avvicina lentamente. Frugo disperatamente nella borsa per cercare il cellulare, devo assolutamente scattarle una foto... « Calma », Aurelio ride, « non ti affannare, hai tempo... » la macchina si ferma davanti a noi. Sarà a bordo di quella magnifica « Chevrolet » rosa, che arriveremo alla nostra prima « casa particular » nella vecchia Avana.
Nonostante le tre rampe di scale ed il fiato corto, ci sentiamo euforici... È quasi mezzanotte, ma noi abbiamo voglia di uscire, di ascoltare un po’ di musica, di bere Mojito, e soprattutto di riempirci lo stomaco che « brontola » già da un po’. A pochi passi da casa, troviamo un ristorante ancora aperto. Sbirciamo all’interno. Un tavolo è appena stato apparecchiato. Dei turisti escono, sembrano soddisfatti. Decidiamo di entrare e mentre ci sediamo, il cameriere ci porge due menù.
Davanti a noi un’orchestra suona un brano di « Salsa », un albero di Natale è ancora addobbato, appesa ad un bancone la bandiera del FC Barcellona, accanto, il gagliardetto della Juventus. Sul muro un’icona maestosa, l’emblema di Cuba: la foto del « Che ».
Dopo aver mangiato e aver bevuto qualche mojito di troppo, compriamo il nostro primo CD di Salsa. Dev’essere una tradizione cubana, ogni volta che un turista entra in un locale, i musicisti fanno il giro dei tavoli cercando (7) di estorcere qualche CUC in cambio di un CD. Il conto è più salato di quel che immaginavo, poco importa, abbiamo mangiato divinamente. Ritroviamo la strada di casa senza intoppi. Esausti ci buttiamo sul letto.
Domani ci aspetta una lunga giornata...
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