NEW YORK
La città che non dorme mai
«C'è qualcosa nell'aria di New York che rende il sonno inutile»
Simone de Beauvoir
Guardo lo schermo del computer esterrefatta, ho appena convalidato i biglietti aerei del mio prossimo viaggio. «Non troverai mai più un'offerta ad un prezzo così allettante, il volo è diretto, sono anni che sogni di andarci...»
Anche se la mia parte razionale mi dice che ho fatto la scelta giusta, quella emotiva sa, che la sfida che mi sono posta, è all’altezza degli svettanti grattacieli che plasmano lo skyline.
Sto per partire a New York, la città più grande degli Stati Uniti in termini di popolazione (8.622.698 abitanti). Questa grande metropoli rappresenta tutto ciò che temo: la folla, i grandi luoghi pubblici, il suono delle sirene, il concerto dei clacson… al solo pensiero il cuore mi batte all’impazzata. So che sarà un percorso difficile, ma sarà anche una crescita personale che implicherà un lavoro di conoscenza di me stessa. Dovrò espormi alle mie paure più profonde e affrontare una fobia che colpisce il 2% della popolazione: l'agorafobia.
«Imparando a diventare osservatori della nostra mente e non semplicemente suoi discepoli, potremo apprezzarne la bellezza e la forza, piuttosto che perderci in essa».
New York
New York City si trova nel nord est degli Stati Uniti, sulla costa atlantica, nella punta sud-orientale dello stato di New York. La città è suddivisa in cinque distretti denominati «boroughs»: Manhattan, Brooklyn, Queens, Bronx e Staten Island.
L'atterraggio è previsto attorno alle 14:40 ora locale (20:40 in Italia) a l'aeroporto internazionale John F. Kennedy, situato a 19 km da Manhattan.
La partenza
Prima di partire do un’ultima occhiata al programma che ho preparato, tutto il percorso è stato calcolato nei minimi dettagli. Gli obbiettivi che mi sono prefissata sono impegnativi, ma dovrei essere in grado di raggiungerli senza troppi problemi. Ho già acquistato in rete tutti i biglietti d’ingresso per i luoghi che ho previsto di visitare, l’opzione «salta fila» mi salverà dalle lunghe code e le ore di attesa che mi scatenano i tanto temuti attacchi di panico. Respiro profondamente. È ora di passare alla seconda fase del trattamento che mi sono imposta: la terapia dell’esposizione!
Ultimo annuncio per i passeggeri del volo Swiss LX22...
Da quando siamo arrivati all'aeroporto di Ginevra, il buonumore regna, o quasi... Io ed Ewa ci siamo lasciate tentare dai prodotti di marca esposti nel duty free e abbiamo un po’ perso la nozione del tempo. Succede... Dopo aver sentito l'annuncio che ci ordinava di raggiungere il gate d'imbarco al più presto, abbiamo iniziato a correre a tutta velocità, per un attimo mi sono sentita la "Carl Lewis" dell'aeroporto. Ok esagero, non mi aspettavo certo l’oro olimpico, ma con una tale prestazione, una che al massimo corre dal divano al frigo, se riesce ad oltrepassare la porta d’imbarco con quella rapidità, senza fratturarsi l’osso sacro, minimo merita un upgrade in business class. La cabina dell'Airbus A330 è vuota... In tutto lo scompartimento conto complessivamente 8 passeggeri. Non mi è mai capitato di salire a bordo di un aereo così vuoto. Quando l’Airbus decolla, a Ginevra piove, nonostante l’ansia che mi attanaglia, non ci metto molto ad addormentarmi. New York, dicono tu sia una città senza limiti, ed io sono felice di aver avuto il coraggio di andare oltre i miei, per poterti finalmente incontrare.
GIORNO 1
L'arrivo al JFK 14:30 - Temperatura esterna -13 gradi
Mi aspetto un enorme aeroporto, ma è simile a tutti gli altri, tranne per il numero elevato di sportelli dell'immigrazione che sono circa una sessantina. Se arrivate in concomitanza con altri voli, la fila d’attesa per superare i controlli, può rivelarsi lunga e fastidiosa. Per gli accertamenti dell’immigrazione, l’approccio da seguire è quello standard: fissare la fotocamera senza sorridere, visione e timbro del passaporto (non vi verrà richiesto di far vedere il documento ESTA perché l'autorizzazione di entrata degli Stati Uniti figura nei loro computer) e raccolta delle impronte digitali di entrambe le mani effettuata attraverso uno scanner elettronico. Se viaggiate in gruppo potete avvicinarvi allo sportello senza dividervi. La procedura è veloce e formale. Buongiorno, grazie, arrivederci!
Taxi gialli
Uscendo dall’aeroporto, bisogna dirigersi a destra, difficile non notare la gente in coda nell’aerea riservata ai Taxi. Il tempo di attesa per salire nell’agognata auto gialla è di circa 20 minuti. A seconda del traffico, ci si impiega un'ora per arrivare a Manhattan, la tariffa della corsa è fissa, e ammonta a $ 52 più tasse e mance. L’aeroporto JFK assicura il collegamento verso Manhattan e gli altri distretti, anche attraverso altri mezzi di trasporto come la metro, l’autobus, navette condivise, limousine ecc.
Taxi comanda colore... Giallo, verde, rosa!
Io New York la immaginavo davvero diversa, piena di grattacieli, di traffico, e auto che sfrecciano con sirene ululanti e la scritta NYPD. Quando raggiungo lo stand dei taxi, mi aspetto quasi di trovare tra la folla il detective Olivia Benson con una pistola in mano e, appostata dietro le transenne, tutta «l’unità vittime speciali» che sussurra: «Nel sistema giudiziario statunitense, non salire in un’auto gialla è considerato un reato particolarmente esecrabile...»
Invece, a ridosso della vetrata del JFK, la strada che intravedo è deserta, e dalle famose auto, scendono chauffeurs che indossano turbanti colorati e kurta-pajama. Rimango immobile a guardare; per un attimo mi chiedo se, nella fretta, a Ginevra non abbia sbagliato volo, finendo erroneamente nel paese dei Maharaja...
«Ecco il vostro taxi, benvenuti a New York»; la voce della ragazza che si occupa dello smistamento delle richieste dei veicoli mi fa sobbalzare, e mentre salgo nella vettura che ci porterà a Soho, tiro un sospiro di sollievo: sono davvero a New York!!!
Welcome to reality
Il nostro autista porta un turbante rosa in testa. Vorrei scattargli una foto senza che se accorga, ma lui, mi guarda costantemente dallo specchietto, sobbalzando ogni volta che introduco il cellulare attraverso la fessura del vetro che ci divide. Stan mi chiede di smetterla. «Se continui a distrarlo andremo a sbattere da qualche parte».
Ufff, che noia, sembra di essere in tangenziale ovest a Milano, code a tratti e traffico intenso... devo riconoscere che New York non è niente di diverso perché le grandi città si assomigliano tutte. La velocità, le frenate brusche, e poi la troppa calma recriminata dagli schiamazzi dei clacson, un classico che mi fa sorridere, mi mette allegria... chissà se a New York la guida è rilassata o se magari aprendo il finestrino, c’è anche qualcuno che grida «cornuto» alzando il dito medio?
Sono ancora assorta nei miei pensieri quando, attraversando il Queens, noto sulla destra, la prima zona densamente popolata; sgrano gli occhi incredula: sul ciglio della strada, in pieno caos automobilistico, si affaccia un luogo di pace e di silenzio: il cimitero cattolico dell’Arcidiocesi di St. Patrick’s. Fisso l’orizzonte, il Calvary è uno dei posti più sorprendenti che abbia mai visto, il panorama urbano che aspettavo di vedere da anni, mi si prospetta davanti all’improvviso. Dietro lapidi e obelischi, si innalzano edifici che sembrano toccare il cielo e, anche se il luogo non è favorevole all'atmosfera, la vista è mozzafiato; "Un posto tranquillo, tutto da «vivere» per godersi lo skyline ..." dico in tono scherzoso ai miei compagni di viaggio, ma nessuno mi ascolta, hanno tutti il naso incollato al finestrino.
L'Hotel
Situato sull'isola di Manhattan nel quartiere di SoHo, il James SoHo Hôtel è ospitato in un edificio moderno, vicino a ristoranti e negozi. Le camere non sono molto grandi ma dotate di tutti i comfort.
L'unica nota negativa dell’hotel è la prima colazione inesistente: non c'è una sala apposita, e se vi aspettate un ricco buffet per iniziare la giornata, dovrete rivolgervi al personale, che si occuperà di farvi recapitare in camera ciò che desiderate. Per assaporare una semplice tazza di caffè, invece, basterà scendere vicino alla reception; troverete dei Thermos già pronti e dei vassoi con deliziosi biscotti.
SoHo
Soho è il quartiere più trendy di New York, quello da non perdere, e senza dubbio, uno dei più sicuri della città.
È un luogo artistico, perché è nei grandi edifici abbandonati dalle fabbriche, che molti artisti hanno installato i loro ateliers e gallerie, ma non è tutto... questo posto eccezionale è l'ideale per fare shopping. Ristoranti alla moda si affacciano su negozi di abbigliamento, e boutique di stilisti e creatori si susseguono sulle strade lastricate del quartiere.
È già buio quando il taxi ci lascia di fronte all'hotel, ma non preoccupatevi, per la nostra prima serata newyorkese, ho preparato una sorpresa per miei compagni di viaggio. New York è una città effervescente e, se c'è un quartiere nel mondo che la sera è illuminato a giorno, quello è sicuramente Time Square!
Taxiiiiiiiiiiiiiiiiii
I Taxi gialli di New York sono così famosi, che potremmo considerarli un'attrazione turistica fine a se stessa! Per fermare un Taxi basta alzare la mano (nel peggiore dei casi fate come noi: buttate uno del gruppo in mezzo alla strada, funziona piuttosto bene). Osservate l’insegna luminosa sul tettuccio, se è accesa, il taxi è libero. La tariffa di base parte da $2,50 con uno scatto aggiuntivo di 0,50 centesimi ogni quinto di miglio, siete bravi in matematica? Io mi sono già persa, quindi, se volete sapere quanto spenderete, ecco il sito che vi permetterà di calcolare la tariffa della vostra corsa:
https://www.taxifarefinder.com/main.php?city=NY
Only the brave
Dopo aver mollato i bagagli in camera, ci dirigiamo euforici verso la Sixth Avenue. Il viale è quasi deserto, fa un freddo terribile. Quando il primo taxi appare in lontananza, iniziamo tutti a saltare con le mani alzate, più che una richiesta di fermata, sembra un corso collettivo di zumba, e l’auto fila dritta. Continuiamo a camminare per un po’ facendoci guidare dall’istinto, senza sapere se la direzione è quella esatta, ma che ci importa? In fondo siamo a New York, potremmo essere felici ovunque! Quando finalmente il yellow cab si ferma, ci intrufoliamo dentro in fretta, "Time Square" è l'unica parola che riesco a pronunciare, il cappuccio mi copre il viso, la temperatura esterna è scesa a - 20 gradi.
E se andassimo a fare un giretto per scaldarci? Non ci sarà nemmeno bisogno di pagare un supplemento per cogliere gli aspetti salienti della città; durante il tragitto in auto, ci imbatteremo direttamente in una delle bellezze architettoniche più rappresentative di New York:
l'Empire State Building
L'Empire State Building, è stato per decenni l'edificio più alto del mondo (ora superato dal Burj Kalifa di Dubai). È l’emblema di New York. La sua altezza è di 381 metri, ma raggiunge i 443 metri se si conta l'antenna situata all’estremità. È il primo grattacielo ad aver superato i 100 piani, conta 6.400 finestre, 73 ascensori e 1.860 gradini tra il piano terra e la cima. Di notte, dei riflettori illuminano la vetta con appositi giochi di luce; la diversità di colori è associata ai vari eventi che si svolgono in città, negli Stati Uniti e persino nel mondo (rosso e verde dall’ 8 dicembre al 7 gennaio per le Festività natalizie, bianco e rosa il 4 febbraio: giorno della lotta contro il cancro al seno ecc. ecc.). All'86 ° piano, la terrazza aperta al pubblico offre un'impressionante vista panoramica della città.
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