LAS TERRAZAS
AVANA - LAS TERRAZAS distanza 75 Km.
Subito dopo aver recuperato la nostra autovettura a noleggio, l’unica indicazione concreta che abbiamo è di svoltare a destra al primo semaforo. Sono seduta accanto a Stan che è alla guida. In mano ho una serie di fogli preparati dall’agenzia con l’itinerario da seguire. Sembra una specie di GPS scritto. Inizio a leggere attentamente : « Prendere la direzione del Malecon, proseguire 7 km. verso ovest, attraversare il tunnel della 5 Avenida. Percorrere i 5 km. della 5 strada. Prima rotonda gira e continua dritto... 500 metri altra rotonda, gira e continua dritto: una chiesa a destra poi un Hôtel ed il Palazzo dei Congressi. Svolta a destra dopo due km. Rotonda. Gira a destra. 7 o 8 km. trovi l’autostrada ».
(Ho appositamente copiato il testo originale per farvi capire ciò che custodivo preziosamente in mano).
Ricapitolando: fino all’hotel tutto scorre liscio, ma trovare il palazzo dei congressi diventa epico. Decidiamo di fermarci per chiedere informazioni ai passanti. Il primo ci fa fare inversione, torniamo al punto di partenza. Il secondo ci manda a destra, il terzo a sinistra, il quarto di nuovo a destra... avanti e indietro. Il corso di Salsa stradale, dura circa un’ora, oramai conosco tutte le stradine e le rotonde della zona. Guardo il foglio smarrita. Mi chiedo se l’agenzia di viaggi, non abbia erroneamente stampato la mappa di Cristoforo Colombo, che si proponeva di raggiungere l’oriente dirigendosi verso occidente. Santa pazienza, che senso ha studiare la storia di Colombo e delle caravelle a scuola? Non sarebbe più utile conoscere la collocazione di tutti i palazzi dei congressi del mondo?
La dura realtà è che ci siamo persi.. Se Colombo per ricevere un‘ accoglienza trionfale, necessitò di quattro spedizioni, noi eravamo ancora alla prima. Girovagando nella speranza di « scoprire » il Palazzo, l’unica certezza che avevamo era quella di essere ancora a Cuba.
Sono quasi le 9:00 quando, oltrepassato l’ormai famoso « Palacio de Convenciones », imbocchiamo l’autostrada.
« Siamo salvi !!!»
(Almeno cosi pensavo)
La nostra prossima fermata sarà nella pittoresca località « Las Terrazas ».
L’ecovillaggio, oggi riserva della biosfera protetta dall’Unesco, è un luogo perfetto per stare a contatto con la natura.
Il nostro programma include passeggiate sulle rive del lago, visita di una piantagione e degustazione di caffè « da Maria ».
L'autostrada cubana
Non so se abbiamo perso più tempo nell’evitare le buche o nel frenare cercando di evitare ostacoli di ogni genere. Percorrendo i primi 50 metri dell’autostrada, ho avuto l’impressione di essere su una banale carreggiata a due corsie. Impressione svanita nel momento in cui il primo carro trainato da cavalli ha fatto la sua comparsa...
Mi son dovuta pizzicare più volte per accertarmi di essere veramente sveglia. Pedoni, ciclisti, cavalli, auto d’epoca riciclate in taxi, trattori, credo di aver visto anche un gallo e un bue.
Sgrano gli occhi quando in lontananza mi par di vedere dei pedoni che traversano tranquillamente la corsia di sorpasso. Decine di persone sostano sotto il ponte del cavalcavia. Ci sarà un hotspot Wi-Fi nel bel mezzo dell’autostrada? Inizio fortemente a dubitare della mia stabilità mentale...
« Devo essermi presa un‘ insolazione ».
Dovrei chiedere a Stan di fermarsi all’ombra accanto a tutta quella gente, « dev’essere un riparo d’urgenza atto a proteggere dal sole i turisti oramai in preda ad allucinazioni ». In seguito ho scoperto che sotto l’enorme « pensilina » si trova la fermata della « Guagua » la loro « corriera ».
Spulcio il foglio che contino a tenere in mano, vediamo cosa c’è scritto... « Al km. 52 un giretto a destra 5 km a sinistra l’entrata del parco. » Ah ah ah rileggo, un giretto a destra? Oppure un giretto e poi svolti a destra per 5 km, o ti fai un giretto per l’autostrada, magari ti bevi anche due Mojito e poi svolti a destra... Siamo esattamente al km. 52 e non c’è nessuna uscita. Forse dovremmo continuare, suppongo che i Cubani non siano precisi come gli svizzeri. Stan rallenta (si ferma). Sulla destra in effetti c’è una minuscola stradina di terra battuta.
Oddio, un miraggio, un cartello indica: « Las Terrazas ».
Infradito ai piedi, 30 gradi, appena arriverò « da Maria » mi berrò un bel caffè freddo, anzi, gelato!
Non vedo l’ora di arrivare al parco. Il parcheggio è pieno di turisti che scendono dagli autobus, mi aspettavo qualcosa di diverso, di meno affollato, ma non possiamo più tornare indietro, Eliza ci sta aspettando...
Eliza è una bella cubana di circa trent’anni. Nonostante il caldo, indossa un paio di scarpe da ginnastica ed una felpa a maniche lunghe. Mi guarda i piedi stupita... probabilmente sono l'unica donna nel raggio di 20 chilometri, a non indossare scarpe da Trekking.
Ma torniamo a lei...
Eliza è un’ ex insegnante di francese, che ha cambiato professione in guida turistica: anche lei è alle dipendenze del governo.
« Vi offro da bere » dice indicandoci una pagoda.
Ottima idea, dobbiamo idratarci, il programma include una passeggiata alla « Serafina » alle rovine di un Cafetal francese del XlX secolo, in una delle prime piantagioni di caffè di tutti i Caraibi.
Al solo pensiero mi sento stanca. Rassegnata infilo le scarpe da ginnastica. Arrivati alla pagoda, noto che tutti hanno in mano dei succhi di frutta, l’orchestra suona « Despasito » la gente è allegra.
Il sentiero della « Serafina » è un circuito di 7 km.
Guardo Stan terrorizzata. Ordino due cocktail superalcolici, ho bisogno di qualcosa di forte per affrontare la situazione con coraggio e mettere le cose in chiaro: « Non ho nessuna intenzione di percorrere quel ripido sentiero. Sono arrivata qui per rilassarmi, per bere un caffè da tale « Maria ». Non riuscirò mai a fare come gli altri, l’ultima volta che ho fatto sport, è stato quando mi è squillato il telefono fisso e ho corso dalla cucina al soggiorno per poter rispondere a tempo. Rendo l’idea?
Eliza ride, è una ragazza solidale. Mi propone una passeggiata di 3 km. e poi andremo a pranzo al « Buenavista ».
Eliza nonostante il caldo non toglie la felpa, odia l’abbronzatura. La sua pelle ha il colore che noi europee vorremmo avere al ritorno da un viaggio ai Caraibi... dorata. Per le donne cubane, la pelle nera ricorda le origini degli schiavi dalla costa occidentale dell'Africa. Eliza vuole rimanere chiara. È pronta a sopportare il caldo piuttosto che abbronzarsi.
Si stima che tra 700.000 e 1.300.000 africani arrivarono a Cuba durante il periodo della tratta degli schiavi. La struttura genetica dell'attuale popolazione dell'isola è il risultato non solo della storia, ma di diverse miscele tra amerindi, europei e africani. Oggi, il censimento cubano classifica la popolazione dell'isola in tre categorie: bianchi, mulatti e neri.
Eliza mi parla della comunità, della solidarietà che c’è tra la gente, della sanità, degli ospedali... Se ti rompi una gamba e abiti in un piccolo villaggio, devono cercare qualcuno che possieda un’auto e che ti accompagni all’ospedale. « Ma non ci sono ambulanze? » chiedo perplessa, « Certo che ce ne sono, poche ma ci sono, se ne trovano una libera te la mandano, ma l’ospedale è lontano... ».
Devo stare attenta a dove metto i piedi. Rido.
Sulla terrazza del ristorante il nostro tavolo è già pronto. Stan prende una birra, io ed Eliza una in due. Chissà perché quando sono in vacanza ho sempre l’impressione di sembrare una zingara, chissà che idea si sarà fatta. Apro Facebook e le mostro le mie fotografie. « Sei tu? » esclama Eliza ridendo. Seduta di fronte a lei, senza trucco, ho i capelli in disordine legati con un mollettone. Non mi sarei riconosciuta nemmeno io guardando quelle foto. Scoppiamo a ridere, lei mi prende un po’ in giro e la cosa mi diverte, sembriamo amiche di vecchia data.
All’improvviso affiorano vecchi ricordi della mia infanzia. Quando ero bambina, internet non esisteva. Le mie amichette ogni tanto potevano venire a casa mia dopo aver fatto i compiti. Giocavamo a marra, a nascondino, a uno – due - tre - stella. A volte, quando c’erano i maschietti, costruivamo fionde con dei pezzi di legno e poi muniti di sassi, cercavamo di far cadere la frutta dagli alberi. Se prendevo un brutto voto, non venivo privata del dessert a fine pasto. Il dolce allora era riservato esclusivamente ai giorni di festa. Ad ogni marachella, non mi veniva tolto il tablet ma mi veniva proibita la cosa a cui tenevo di più: non potevo più giocare fuori!
Nelle ore trascorse assieme ad Eliza, ho ritrovato la spensieratezza di quando ero bambina. I bambini non hanno nessun tipo di pregiudizio, tra di loro non ci sono procedure da seguire, raccontano tutto ai loro compagni senza pensare ad eventuali conseguenze. È ciò che ho fatto oggi mostrando ad una sconosciuta una parte di me che pochi conoscono. Ho passato una giornata meravigliosa, ho imparato molto...
Prendo in mano il cellulare sorridendo, pur non essendo collegata ad internet so che oggi ho fatto la mia « condivisione » più bella, qui, nel mezzo di una valle senza « rete ».
Senza nulla togliere alla « Serafina » oggi assieme alla mia guida ho percorso un cammino molto più importante di un impervio sentiero dissestato. Eliza ha saputo guidarmi all’interno del « mio io » del mio essere, della mia anima e probabilmente anche della sua.
Grazie Eliza, grazie Cuba!
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